Sabbia ed acqua le sensazioni primordiali della carezza con il suolo caldo e l'inafferrabile contatto con l'acqua che non puoi sollevare senza che sfugga. 
La sabbia che sfioriamo, stringiamo nelle mani ed attendiamo che lentamente cada ci porta le sensazioni di un mondo solido e tangibile ma legato inevitabilmente all'elemento più sfuggente con il quale ricerchiamo un paritetico contatto l'acqua. 
Emozionante in ogni fase della vita perché non puoi afferrarla o stringerla mentre lei ti solleva, ti culla silenziosa o ti spinge con violenza per poi riafferrarti e trascinarti nella sua spuma. Il fascino dell'acqua così effimera tra le nostre mani eppure tangibile sulla pelle.
L'Oceano con le sue immensità, il silenzio di una vita immersa in un abisso dove il suono è legato al canto delle balene allo sciabordio leggero, dove il rumore è ovattato, ed una quiete apparente lo fa sembrare lento e silenzioso, quando invece vi prospera la vita con i suoi cicli mostruosi e la stupefacente armonia.

A questa sensazione di immensità, ingovernabilità e silenzio sereno si ispirano queste tele di grandi dimensioni, che ispirano la meditazione e ristorano l'anima riportando lo spirito ad una quiete primordiale.
Non ho avuto la preoccupazione di definire il cielo, il mare o la sabbia, ma di pensare esclusivamente alla sensazione di immersione e di relazione con il colore e l'atmosfera.
Ho utilizzato sabbia di quarzo per definire le irregolarità della superfice o tratti materici con la spatola, di modo che sia la luce o la posizione dell'osservatore a creare giochi nuovi e prospettive diverse a seconda dell'ora del giorno o dell'angolazione di chi osserva.
L'idea è trasmettere il movimento, la sensazione non una visione iconica dell'oceano, ma un messaggio che risvegli quiete, silenzio e vitale appartenenza ad un luogo sicuro: il nostro ambiente ancestrale.